martedì 18 dicembre 2007

U semaforo

Picciò, Scianatigrad chissu e chissu è: Scianatica Ulitza, Scianatica Plaza... Gira e rigira te li trovi sempre davanti.
L’altra sera stavamo attraversando la piazza che a un tratto sbucò Vitalianus. U principe come un pazzo andava; che ci tagliò la strada e per poco non lo mettemmo sotto.
“Carmela, frena!”, gridai, “Non l’hai visto, lo stop?”
“Minchia, Tonino, che verde era!”
Picciò, dapprincipio non me n'ero avveduto, ma Vitalianus s’era fatto marziano: verde dalla rabbia era diventato; che il centro-destra lo voleva trombare.
Così, quella sera, il furbastro ci mandò due scagnozzi a chiddu du Fogghet (la lista civica Fogghet): u parroco, don René, e u vicario, don Miché.
“Allora, figliolo, lo facciamo l’accordo?” ci domandò don René.
“Padre”, rispunnia chiddu demonio du Fogghet, “ma se al ballottaggio non ci arrivate, voi chi appoggiate? La Coop o il dottor Lecter?”
“Che domanda, figliolo”, ci rispose don Miché, “noi sempre la Coop appoggiamo!” e ci mostrò i santini a chiddu.
“Le vedi, queste? Tutte le tessere abbiamo”, e le baciò una ad una, “la tessera du Conad, chidda du Dok, du Despar, du di Megghiu… ma il prezzo migliore ci u facia la Coop. Che noi dalla Coop veniamo e alla Coop vogliamo tornare.”
Avete capito, picciò! Fortuna, cu Fogghet si facia u segno della croce e s’alzò in piedi.
“Bene, figliolo. Allora lo facciamo, l’accordo?” ci domandò ancora don René.
“No, padre. La messa è finita. Andate in pace.”

Picciò, che vi avevo detto? Il paese chissu e chissu è. Gira e rigira, te li trovi sempre davanti. Dopo una mezz’ora stavamo attraversando la piazza che Carmela menò una frenata e per poco non spaccai il parabrezza.
“Mamma, che botta!”, gridai, “Carmela, perché minchia frenasti?”
“Tonino, rosso era diventato.”
Picciò, fermo sul ciglio della strada ci stava Vitalianus, rigido e conficcato in terra come un palo. Da verde che era, era tornato rosso.
“Cammela”, ci chiesi, “lo vedesti il semaforo?”
“Tonino, e che scherzavo?”

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